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Scajola: adesso incentivi all'ambiente

di Alberto Orioli

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27 DICEMBRE 2008

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Come si conciliano con il nuovo scenario i progetti sul nucleare?
Rimangono tutte le ragioni di sicurezza energetica e di riduzione del rischio che hanno portato il Governo ad avviare il ritorno dell'Italia al nucleare per riequilibrare il mix delle fonti e delle tecnologie utilizzate. A ciò si aggiunge la necessità di ridurre le emissioni di CO2 senza deprimere la produzione industriale e quindi puntando su tecnologie di produzione di energia senza CO2. Ricordo che quando la Francia decise di investire massicciamente sul nucleare il petrolio era a 20 dollari. I francesi lo fecero per ragioni di sicurezza energetica e poi, quando il petrolio è aumentato, hanno anche avuto un grande beneficio economico.

In Italia già due Regioni (Emilia Romagna e Puglia) si sono dichiarate denuclearizzate. La Lombardia ci sta pensando. E se si scoprisse che uno dei siti ottimali per le nuove centrali è proprio in una di quelle Regioni?
Vedremo. Ognuno è responsabile delle sue azioni. La forza del buon senso e dell'intelligenza alla fine deve sempre prevalere. Noi non siamo diversi dagli altri: in tutto il mondo si investe sul nucleare pulito per cambiare il mix energetico e per rispettare di più l'ambiente. Se scoprissimo che l'ottimo è costruire una centrale in Emilia? Vedremo, il percorso di scelta sarà fatto sulla base della massima trasparenza e di inoppugnabili motivazioni di mercato.

Nuova crisi tra Russia e Ucraina. Nuovo rischio di restare senza gas.
Ci conferma quanto sia necessario avere un vera politica energetica: dipendiamo troppo dagli umori degli altri. Ci siamo già passati troppe volte nel corso della storia. Ci vuole un piano energetico con un mix che riduca la dipendenza dall'estero. Quanto al caso contingente, tengo monitorato quotidianamente l'andamento dei valori dei consumi, ma è tutto sotto controllo. L'inverno mite in tutta Europa e in Russia, il livello di stoccaggio del gas in Italia non ci hanno ancora indotti ad aumentare le quantità importate da altre zone del mondo.

Anche perché il Governo amico della Russia non la prenderebbe bene...
Inutile dire che il nostro monitoraggio sulle quantità è accompagnato da una intensa attività diplomatica sia con la Russia, sia con l'Ucraina, basata proprio sui buoni rapporti tra l'Italia e quei Paesi.

I distretti delle produzioni tradizionali del made in Italy pagano l'urto della crisi. Qual è l'azione di risposta che il Governo mette in campo per arginare il declino?
Per i distretti abbiamo impostato una doppia strategia. Superare i limiti fisici del distretto per realizzare integrazioni sempre più forti tra le filiere, dalla ricerca alla commercializzazione: nel disegno di legge Sviluppo già approvato alla Camera e ora in discussione al Senato abbiamo inserito agevolazioni contributive, fiscali e amministrative per le "reti d'impresa". La seconda via è quella dell'innovazione per aumentare sempre più la qualità dei prodotti e dei processi produttivi del made in Italy. All'inizio di dicembre si è chiuso il bando Nuove tecnologie per il made in Italy di «Industria 2015» al quale hanno partecipato ben tremila imprese e mille centri di ricerca che hanno presentato 429 progetti. Entro la primavera selezioneremo i progetti e distribuiremo i 190 milioni di incentivi previsti.

Non sarebbe importante reintrodurre la detassazione degli utili reinvestiti?
Tutti conoscono la situazione del bilancio dello Stato. Tuttavia la capitalizzazione delle piccole imprese resta un problema che il Governo sta studiando nel quadro delle compatibilità macroeconomiche. Nei primi mesi del 2009, comunque, entrerà in vigore il Fondo Finanza d'impresa che prevede interventi per favorire la capitalizzazione e patrimonializzazione delle piccole aziende da parte di banche e investitori istituzionali con la partecipazione dello Stato. Confido che il sistema produttivo lo utilizzerà, aprendo il proprio capitale all'ingresso di nuovi investitori e consentendo così maggiori investimenti e crescita dimensionale delle imprese.

Il settore del turismo chiede di portare l'Iva al 5%. È possibile secondo lei?
Il rilancio del turismo è decisivo per l'Italia. La riduzione dell'Iva deve sempre tener conto della condizione della finanza pubblica e delle compatibilità europee. Penso che ci siano molte cose che si possono fare per aumentare la nostra attrattività turistica, soprattutto in termini di miglioramento dei servizi di accoglienza. Il Governo ha avviato a soluzione il problema Alitalia, che è una risorsa turistica fondamentale e stiamo lavorando a un bando di Industria 2015 per l'innovazione nell'industria turistica. E moltissimo si può fare a livello regionale e comunale.
  CONTINUA ...»

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